Condanna per diffamazione su Facebook: la Cassazione conferma il rischio anche senza fare nomi

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La quinta sezione penale della Cassazione ha emesso una decisione importante riguardo all’utilizzo dei social network e al rischio di diffamazione. Secondo la sentenza 14345/24 dell’8 aprile 2024, è possibile essere condannati per diffamazione anche senza fare nomi espliciti, se le parole o le immagini pubblicate rendono identificabile il soggetto preso di mira.

Nel caso specifico, una donna è stata condannata per aver diffamato un intermediario immobiliare sulla sua bacheca Facebook, accusandolo ingiustamente di essere un ladro. Anche se non ha menzionato il nome dell’intermediario, la Corte ha stabilito che la pubblicazione era tale da renderlo identificabile agli occhi dei lettori, in quanto accompagnata da fotografie che lo ritraevano.

La decisione della Cassazione conferma che la diffusione di messaggi diffamatori sui social network costituisce un’ipotesi di diffamazione aggravata, in quanto la pubblicazione può raggiungere un vasto pubblico. Inoltre, anche in assenza di indicazioni nominative, l’espressione lesiva può essere riferita a soggetti individuabili attraverso indizi rivelatori.

Questa decisione sottolinea l’importanza di usare con responsabilità i social network e di evitare di diffondere informazioni false o lesive della reputazione altrui, anche in forma implicita. La diffamazione, infatti, può comportare gravi conseguenze legali anche senza menzionare direttamente il nome della persona presa di mira.