I ricercatori, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry, hanno preso in esame il genoma di oltre 120mila abituali consumatori di questa bevanda di origine sia europea che africana. In pratica dai risultati è emerso che i consumatori con maggiore frequenza del caffè hanno delle varianti genetiche che consente loro di metabolizzare meglio la caffeina e quindi di evitarne gli “effetti collaterali”.
In particolare sono 2 le varianti genetiche che riguardano il metabolismo della caffeina che sono state indicate con le sigle POR e ABCG2 , altre due varianti genetiche BDNF e SLC6A4 sono associate nell’effetto di ricompensa della caffeina.
Queste differenze individuali tra chi può prendere tranquillamente una tazzina di caffè la sera e chi invece facendolo sarebbe condannato a una notte insonne, sarebbero determinate proprio dalla presenza o meno di queste varianti genetiche che ci aiutano a metabolizzare meglio gli effetti della caffeina.