Il gruppo di ricercatori afferma che un’ape addestrata è in grado di rilevare un campione infetto in pochi secondi, il che si traduce in un notevole risparmio di tempo rispetto ai metodi attuali. “Raccogliamo normali api da miele da un apicoltore e le mettiamo in imbracatura”, ha detto. “Subito dopo aver presentato un campione positivo, presentiamo loro anche l’acqua zuccherata. E quello che fanno le api è allungare la proboscide per prendere l’acqua zuccherata”.
I ricercatori hanno utilizzato il metodo della condizione pavloviana per addestrare le api, si tratta di un processo di apprendimento attraverso l’associazione. Ogni volta che le api venivano esposte al profumo di un campione infetto, ricevevano una ricompensa in acqua zuccherata. Ripetendo questa azione più volte, le api associavano la ricompensa di zucchero al profumo e iniziarono a tirare fuori la lingua solo per il profumo, senza ricompensa.
I ricercatori hanno così scoperto che un’ape addestrata è in grado di rilevare un campione infetto in pochi secondi. Questo è paragonato alle ore o ai giorni necessari ai metodi tradizionali per restituire i risultati COVID-19. insomma l’utilizzo delle api si è rivelato più economico, oltre ad essere una fonte per i paesi in cui i test sono scarsi. Tuttavia, Dirk de Graaf, un professore che studia api, insetti e immunologia animale all’Università di Ghent in Belgio, ha dichiarato che l’utilizzo delle api non può sostituire le forme più convenzionali di test COVID-19 nel prossimo futuro. “È una buona idea, ma preferirei eseguire i test utilizzando i classici strumenti diagnostici piuttosto che utilizzare le api da miele per questo,” ha detto. “Sono un grande amante delle api, ma userei le api per altri scopi oltre a rilevare il COVID-19.” Da quando il coronavirus si è diffuso in tutto il mondo lo scorso anno, gli scienziati stanno lavorando instancabilmente per ricercare metodi migliori e più rapidi per rilevarlo. Ad esempio i ricercatori della National Veterinary School of Alfort, Francia, hanno addestrato i cani a rilevare le persone infettate dal virus annusandole le ascelle. Insomma la scienza lavora e la soluzione è prossima.