Alzheimer, la malattia che ruba la memoria

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Alzheimer privazione sonno

Alzheimer privazione sonno

La nostra identità è data dai nostri ricordi. E’ questo che fa della nostra vicenda individuale una storia. Senza la memoria non potremmo avere alcuna identità perché ci dimenticheremmo di noi stessi, allo stesso tempo però ricordare tutto, come Funes, un personaggio in un racconto dello scrittore argentino Borges, sarebbe comunque deleterio perché la nostra identità si frangerebbe in una miriade di inutili frammenti plurimi, impossibile da ricomporre in una unità.

Ora pensate quindi a quale tragedia possa rappresentare per un essere umano perdere la memoria e quindi l’identità più profonda di noi stessi, la nostra coscienza. E’ questo che purtroppo accade con l’Alzheimer, una malattia neurodegenerativa che consiste in un progressivo quanto inesorabile declino delle facoltà della memoria, in particolare delle informazioni apprese di recente,  del ragionamento e della capacità quindi di formulare pensieri secondo logica e raziocinio.

D’altronde va tenuto conto che la perdita di memoria che caratterizza questa patologia non è da ritenersi come qualcosa di fisiologico inerente al processo dell’invecchiamento, bensì come un sintomo della malattia di alzheimer o di qualche altra demenza senile.

Nell’anziano in particolare è da considerarsi la più comune forma di demenza che si contraddistingue per un progressivo scadere delle funzioni cognitive. Il morbo di Alzheimer è quindi una patologia a carattere progressivo ed irreversibile. Questa malattia prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco,  che per primo ne descrisse i sintomi nel 1907 facendo riferimento in particolare alle placche e ai viluppi neuro-fibrillari che la caratterizzano. Questa demenza degenerativa si evolve lentamente: i pazienti possono vivere fino a 8-10 anni dopo la diagnosi della malattia.