Dallo stetoscopio alla telematica passando per la luna: come la tecnologia aiuta il cuore

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Cardiologo esami

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Lo stetoscopio è stato inventato da Theophile Hyacinthe Laennec nel 1816; la storia dice che per evitare l’imbarazzo di un’auscultazione dovendo appoggiare l’orecchio al petto di una giovane paziente, abbia pensato di usare un quaderno strettamente arrotolato appoggiandone un’estremità al torace della ragazza l’altra al proprio orecchio e scoprendo che in tal modo i rumori polmonari e cardiaci erano sorprendentemente amplificati. Successivamente perfezionò la sua invenzione usando un cilindro di legno con un foro passante di 7 mm.

Nel 1957 ebbero inizio in USA le prime ricerche aerospaziali, con i primi satelliti lanciati nello spazio che posero le basi per lo sviluppo di un sistema di telecomunicazioni, inizialmente denominato ARPA per scopi puramente militari, e da lì si sviluppò Internet.

Più di duecento anni, dunque, dallo stetoscopio artigianale di Laennec alla telecardiologia.

Oggi è possibile seguire il battito del nostro cuore per 24-48 ore mediante un sistema di monitoraggio inventato già nel 1961  da un fisico statunitense, Norman Holter, e successivamente applicato anche al controllo della pressione arteriosa. Questa metodica ha avuto una tale diffusione  in ambito di diagnostica cardiologica tanto da identificare l’indagine con il cognome del suo ideatore: è infatti, del tutto impropriamente, molto comune dire  “ho fatto l’Holter ecg o della pressione”.

Nei casi in cui un controllo per 24-48  ore può risultare insufficiente, in presenza di aritmie complesse, ma fugaci e transitorie, si può ricorrere al sistema detto “loop recorder”, ovvero ad un registratore dell’elettrocardiogramma applicato esternamente fino a due-tre mesi oppure impiantato sottocute fino a tre anni!!

Ma dove la telecardiologia ci aiuta ancora di più è nel controllo a distanza dei dispositivi impiantati: un paziente a cui è stato applicato un pacemaker o un defibrillatore può, senza muoversi da casa, attraverso Internet, far controllare il suo dispositivo o trasmettere un report del suo ritmo cardiaco 24 ore su 24.

E’ giusto sottolineare come l’utilizzo di queste tecnologie così avanzate non è allo stato riconosciuto dal Servizio Sanitario Nazionale, per cui questa attività, che, si calcola, viene oggi applicata in 14.000 pazienti in tutta Italia, viene svolta volontariamente dalle strutture pubbliche e private accreditate di Cardiologia con un intuitivo aggravio di impegno e di ore lavorative non remunerate!