Fibrillazione atriale: perché è pericolosa
La fibrillazione atriale rappresenta una aritmia pericolosa perché all’interno degli atri che risultano praticamente paralizzati, si possono formare come dei mulinelli di sangue che possono far partire trombi per il circolo periferico. Fondamentale in questo tipo di aritmia risulta da un lato il controllo della frequenza cardiaca per ottenere una riduzione della palpitazione che è il sintomo più fastidioso e spesso invalidante, dall’altro il controllo della formazione dei trombi con una terapia che tende a rendere più fluido il sangue, ovvero terapia anticoagulante.
Una volta bisognava ricorrere, ad un unico farmaco, il warfarin, che richiedeva un costante controllo di un parametro del sangue detto INR comportando un prelievo almeno ogni dieci giorni per aggiustare la dose.
Oggi disponiamo di nuovi anticoagulanti detti NAO che agevolano di molto la gestione terapeutica di questo tipo di pazienti. Non bisogna temere l’assunzione dell’ anticoagulante, magari rifugiandosi nella aspirina a basso dosaggio, perché quest’ultima non ha alcun effetto protettivo nei confronti della fibrillazione atriale.