L’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa, in occasione del XXI congresso nazionale dela Società italiana di Pneumologia, in corso a Venezia, ha presentato i risultati di una ricerca molto interessante in tema di
dipendenza dal fumo. I ricercatori hanno evidenziato l’esistenza di una correlazione tra la velocità con cui viene smaltita la
nicotina da parte dell’organismo e il grado di dipendenza dal
fumo. Dallo studio condotto su oltre cento italiani è emerso che le persone che hanno un
metabolismo della nicotina più veloce presentano un rischio monore di andare incontro a questo tipo di dipendenza rispetto invece ai fumatori con un metabolismo più lento. Pertanto alcuni fumatori sentono di più la dipendenza e quindi si riduce il tempo di latenza tra una sigaretta e l’altra. Per questi soggetti si potrebbe pensare a un trattamento a base di dosi costanti di nicotina, da assumere mediante un cerotto, in modo da ridurre progressivamente il desiderio delle
sigarette fino a diminuirne del tutto l’assuefazione. Stefano Nardini, che è presidente dela Sip, sottolinea che: “Purtroppo smettere di fumare è ancora molto difficile: la maggior parte dei fumatori non riesce a farlo da sé e anche con l’aiuto di trattamenti integrati, dal counseling ai farmaci, tanto che le percentuali di individui ancora in astinenza a 3, 6 e 12 mesi dall’ultima sigaretta sono basse, pari rispettivamente al 32%, 21% e 14%”. Ed ancora: ” Nel complesso, il tentativo di smettere di fumare fallisce nell’80% dei casi; a oggi inoltre non esistono indicazioni su quale farmaco sia da considerarsi più efficace, né è chiaro quali fumatori possano trarre maggiori benefici da uno o dall’altro trattamento. Lo studio della velocità di smaltimento della nicotina attraverso un
test sul sangue o sulla saliva potrebbe rivelarsi perciò un metodo relativamente semplice per individuare coloro per i quali è più difficile smettere a causa di una dipendenza più marcata, così da intervenire in maniera più incisiva”.