Ventisette ex dirigenti dell’Ilva sono stati condannati dal tribunale di Taranto per i decessi dei lavoratori provocati dall’amianto e da altre sostanze cancerogene presenti nell’impianto siderurgico pugliese.
Il tribunale di Taranto per 28 operai sui 31 casi esaminati, ha riconosciuto che in un arco di 40 anni l’inalazione quotidiana delle fibre dell’asbesto è stata la causa che li ha fatti ammalare di mesotelioma pleurico. In sostanza è stato accertato il nesso di causalità tra i decessi e l’esposizione alla sostanza inquinante e cancerogena.
Nel corso di questi due anni sono state acquisite in dibattimento le testimonianze di decine di testimoni che hanno descritto le condizioni in cui si svolgeva l’attività siderurgica.
Quel che emerge stando all’accusa, è che gli operai che lavoravano nello stabilimento di Taranto, non furono informati del rischio che correvano a causa dell’amianto, per cui non fu predisposto alcun programma di prevenzione, atto a preservarli dall’inalazione di quella sostanza cancerogena che li avrebbe condotti alla morte.
Intanto il ministero dell’ambiente ha fatto sapere che “l’esecutivo ha le idee chiare e che e abbiamo già approvato il piano ambientale: faremo di tutto per portarlo a termine“.