Il pigiama è un indumento comodo e pratico che ci tiene caldi in queste fredde notti invernali. In inverno tendiamo a sostituirlo agli altri panni per la casa perché ci mantiene maggiormente caldi. Si tratta però di una abitudine poco sana che può comportare dei danni alla salute. Stando infatti a uno studio condotto condotto in Gran Bretagna da una società che si occupa di materassi, le donne e gli uomini avrebbero abitudini molto differenti anche in tema di pigiama. I primi sono soliti cambiarlo dopo circa due settimane perché le compagne che si occupano della lavatrice non glielo lavano prima, mentre le donne addirittura 17 giorni perché non ne hanno molti.
Stando però allo studio condotto da Sally Bloomfield, della London School of Hygiene and Tropical Medicine, nel nostro organismo e in particolare sulla nostra pelle proliferano ogni sorta di microrganismi che non sono nocivi né pericolosi per la nostra salute finché vivono nel loro ambiente d’origine.
Il pigiama si trasforma così in un crogiolo di batteri, tra cui l’Escherichia Coli, che a contatto con la pelle può causare cistiti, batteri intestinali e perfino l’MRSA un ceppo molto comune ma resistente agli antibiotici. Stando agli esperti per evitare un accumulo di agenti patogeni sul pigiama è necessario lavarlo almeno una volta alla settimana.
Questo sito Web utilizza i cookie in modo da poterti offrire la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser e svolgono funzioni come riconoscerti quando torni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web ritieni più interessanti e utili.
Cookie strettamente necessari
I cookie strettamente necessari dovrebbero essere sempre attivati per poter salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie.
Se disabiliti questo cookie, non saremo in grado di salvare le tue preferenze. Ciò significa che ogni volta che visiti questo sito web dovrai abilitare o disabilitare nuovamente i cookie.
Cookie di terze parti
Questo sito utilizza Google Analytics per raccogliere informazioni anonime come il numero di visitatori del sito e le pagine più popolari e Google Adsense per monitorare il comportamento dell'utente in relazione ai banner pubblicitari.