Chi non ha mai provato un piccolo brivido d’ansia vedendo la batteria del cellulare scendere sotto il 20%, magari proprio nel momento in cui serve di più? Questo disagio ha un nome: ansia da batteria scarica (Low Battery Anxiety), un fenomeno psicologico sempre più diffuso in un’epoca in cui lo smartphone è diventato una vera e propria estensione di noi stessi.
Già nel 2016 la società LG Electronics ha analizzato questo comportamento intervistando oltre 2.000 persone, scoprendo che nove utenti su dieci si sentono ansiosi o stressati quando il livello di carica del proprio dispositivo è basso. Il 42% dei millennials — ovvero i nati tra i primi anni ’80 e la fine degli anni ’90 — ammette addirittura di rinunciare ad attività ricreative pur di trovare una presa e ricaricare il cellulare.
La paura di rimanere “disconnessi” può attivare risposte fisiologiche simili a quelle di una vera situazione di emergenza, facendo aumentare il cortisolo, l’ormone dello stress. Nei momenti critici, si finisce per dare priorità ai “bisogni” dello smartphone, dimenticando i propri.
Un sondaggio più recente, condotto nel 2023 dalla società Counterpoint Research, ha rilevato che il 65% degli intervistati ha sperimentato sbalzi d’umore legati alla scarsa durata della batteria. Questo può portare persino a fraintendimenti relazionali: secondo lo studio LG, il 60% delle persone ha ammesso di essere stato irraggiungibile a causa della batteria scarica, mentre il 23% ha litigato con il partner per lo stesso motivo.
Come osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, una batteria scarica non è più solo un contrattempo tecnologico, ma una vera e propria fonte di disagio emotivo, sociale e relazionale. Forse è arrivato il momento di ripensare il nostro rapporto con lo smartphone — e con la nostra serenità.