Un nuovo studio rivela che i disturbi legati al Long-Covid possono riemergere con maggiore gravità anche tre anni dopo l’infezione. Molti pazienti che avevano affrontato forme gravi di Covid-19, con conseguente ricovero ospedaliero, hanno continuato a soffrire di sintomi persistenti nel tempo, tra cui il cosiddetto PEM (malessere post-sforzo).
Nonostante un apparente miglioramento iniziale, i dati mostrano che, a distanza di anni, alcuni disturbi possono riaffiorare o addirittura peggiorare. Il PEM, caratterizzato da forte esaurimento fisico e mentale anche dopo sforzi minimi, è uno dei sintomi più debilitanti segnalati. Si tratta di un quadro tipico della sindrome da stanchezza cronica, con conseguenze che possono protrarsi per giorni.
Il recente studio multicentrico CO-FLOW ha seguito 344 pazienti ricoverati in sette ospedali olandesi tra il 2020 e il 2021, monitorandoli nei 3, 6, 12, 24 e 36 mesi successivi alle dimissioni. I dati raccolti fino a maggio 2024 evidenziano che, sebbene la percentuale di guarigione completa sia cresciuta dal 12% al 24% dopo tre anni, numerosi pazienti continuano a riportare affaticamento, limitazioni cognitive e peggioramento del PEM. Il 36% dei partecipanti, infatti, ha dichiarato un aggravamento dei sintomi legati al malessere post-sforzo.
Secondo Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, i ricercatori hanno identificato come principali fattori di rischio per il Long-Covid grave il genere femminile, la presenza di patologie polmonari preesistenti, la scarsa attività fisica prima dell’infezione e la necessità di terapia intensiva durante il ricovero.
Il Long-Covid si conferma dunque una realtà complessa e ancora in parte sconosciuta, con effetti che possono ripresentarsi a distanza di anni, cambiando profondamente la qualità della vita di chi ne soffre.