Angeli della morte: gli infermieri serial killer

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Infermiera ambulanza

Infermiera ambulanza

Li chiamano “angeli della morte”, un appellativo che richiama i biblici messaggeri alati, strumenti di punizioni divine. Ma qui non c’è traccia di giustizia divina: si tratta di medici, infermieri e assistenti sanitari che trasformano la loro missione di cura in una macabra serie di omicidi. Operano in ospedali, RSA e case di cura, agendo in un contesto di vulnerabilità estrema per le vittime: pazienti malati, anziani o incapaci di difendersi.

Il termine risale a Josef Mengele, il medico nazista noto per i suoi esperimenti disumani ad Auschwitz, ma da allora molti altri hanno portato avanti il triste primato degli “angeli della morte”. In Italia, tra i casi più noti figurano Sonya Caleffi, Angelo Stazzi e la coppia assassina Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni, responsabili di omicidi multipli nei reparti ospedalieri e persino nelle loro vite personali. A livello internazionale, Harold Shipman nel Regno Unito e Charles Cullen negli Stati Uniti hanno lasciato dietro di sé centinaia di vittime, con Cullen che ha confessato almeno 40 omicidi ma è sospettato di averne compiuti quasi 300.

Un fenomeno globale
Il fenomeno è diffuso in tutto il mondo. Dal Giappone, con l’ostetrica Miyuki Ishikawa, alla Norvegia, dove Arnfinn Nesset ha confessato 138 omicidi, fino al Brasile, dove un’anestesista ha ucciso oltre 300 pazienti per “liberare posti letto”. In Austria, le infermiere dell’ospedale di Lainz hanno somministrato letali dosi di insulina e tranquillanti, mietendo 41 vittime.

Le vittime invisibili

Questi delitti suscitano orrore per il contrasto tra la missione medica e l’azione criminale, ma spesso non ottengono l’attenzione che meriterebbero. Le vittime sono spesso anziani, pazienti neurodegenerativi o neonati, persone che la società considera invisibili. Inoltre, gli ospedali, con la loro natura isolata e gerarchica, favoriscono il proliferare di sospetti tardivi e il ritardo nell’azione delle autorità.

Il “turno della morte”

La dinamica è simile in molti casi: un farmaco somministrato in eccesso, una dose letale di aria o una sostanza tossica. Eppure, stabilire la colpevolezza è spesso difficile. Gli esperti sottolineano che i familiari delle vittime scoprono la verità solo quando un’indagine fa emergere il quadro completo. La prevenzione passa anche attraverso la denuncia di segnali sospetti, come i cosiddetti “turni della morte”.

Gli angeli della morte incarnano il lato oscuro di una professione che dovrebbe salvare vite. La sfida è dare voce alle vittime, spesso dimenticate, e garantire che chi lavora nel settore sanitario venga costantemente monitorato per prevenire tragedie di questa portata.