Lo scorso 16 ottobre, le spiagge di Sydney sono state invase da misteriose palline nere, che hanno spinto le autorità a chiudere alcuni tratti costieri per effettuare delle operazioni di pulizia. Inizialmente si è ipotizzato che potessero trattarsi di residui di catrame dovuti a una piccola fuoriuscita di petrolio o a una crepa sul fondale marino. Tuttavia, le analisi di laboratorio hanno portato alla luce una realtà ben più spiacevole.
I campioni raccolti sono stati sottoposti a diversi test, tra cui la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare, rivelando la presenza di sostanze inaspettate. Solo il 30% del carbonio presente era di origine fossile, come nel caso degli idrocarburi, mentre il resto risultava da una contaminazione complessa di acque reflue. Le analisi hanno evidenziato una composizione fatta di composti come PFAS (inquinanti persistenti), steroidi, farmaci antipertensivi, pesticidi, e addirittura residui di droghe ricreative come THC e metanfetamine. Inoltre, la presenza di epicoprostanolo, un sottoprodotto del colesterolo umano, ha confermato tracce di rifiuti fecali.
La struttura di queste palline nere ricorda un “fatberg”, un termine coniato per indicare ammassi solidi di rifiuti che si formano nelle fogne delle grandi città. I fatberg sono amalgami di grassi, oli, escrementi e materiali non biodegradabili come salviette e plastica. Simili ammassi possono provocare blocchi colossali nelle fogne, come accaduto a Londra nel 2013, quando uno di questi “mostri di rifiuti” pesava oltre quindici tonnellate.
I “pancake” apparsi sulle spiagge di Sydney sembrano derivare dalla frammentazione di un fatberg, probabilmente trasportato fino al mare dalle acque reflue delle città. Gli scienziati precisano che, sebbene le palline abbiano caratteristiche simili, non si può confermare con assoluta certezza la loro esatta origine. Ciò che è certo è che questo ritrovamento solleva preoccupazioni sull’inquinamento costiero e sulla gestione dei rifiuti urbani nelle aree vicine alle coste.