Gli scienziati avvertono che sostanze come caffè, tranquillanti, antidepressivi, cocaina, eroina e metanfetamina stanno contaminando gli ecosistemi attraverso le acque reflue.
Ogni anno, oltre 269 milioni di persone nel mondo fanno uso di droghe. Spesso dimenticato in questa storia è un problema di biologia di base: ciò che entra nel nostro corpo deve uscire. Di conseguenza, le fogne sono inondate di farmaci escreti dal corpo, insieme ai loro componenti chimici scomposti che mantengono effetti simili ai farmaci stessi. Gli impianti di trattamento delle acque reflue non sono progettati per filtrare queste sostanze, e gran parte delle acque reflue finisce non trattata nei fiumi e nelle acque costiere. Una volta nell’ambiente, i farmaci e i loro sottoprodotti possono avere effetti devastanti sulla fauna selvatica.
In uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Biology, ricercatori della Repubblica Ceca hanno esaminato l’influenza della metanfetamina, uno stimolante con un numero crescente di consumatori in tutto il mondo, sulle trote selvatiche. Alcuni anni dopo, le trote mostrano una crescente dipendenza dalla metanfetamina a causa dell’inquinamento dell’acqua da parte della droga. Gli esperti avvertono che sostanze come la caffeina, i tranquillanti, gli antidepressivi, le pillole anticoncezionali, la cocaina, l’eroina e la metanfetamina stanno entrando negli ecosistemi attraverso scarichi illegali e acque reflue non trattate provenienti da porti e strutture sanitarie.
È stato scoperto che una trota era dipendente dalla metanfetamina, mentre una specie di pesce persico europeo mostrava una ridotta paura dei predatori più grandi a causa dell’esposizione agli antidepressivi. Michael Bertram, professore assistente presso l’Università svedese di scienze agrarie e coautore di uno studio sui pesci esposti a farmaci, ha spiegato: “Quando una persona prende una pillola, non tutto il farmaco si scompone nel corpo, e i rifiuti vengono rilasciati direttamente nell’ambiente.” Ad esempio, è stato rilevato che i pesciolini Fathead (Pimephales promelas), spesso utilizzati negli studi ecologici, manifestavano alti livelli di ansia dopo l’esposizione a elevate quantità di caffeina. L’inquinamento da antibiotici ha inoltre colpito i microbi vitali dell’ambiente acquatico.
La dottoressa Diana D’Agata, chirurgo veterinario nel Regno Unito, afferma che l’inquinamento delle acque ha raggiunto proporzioni enormi negli ultimi decenni. Sottolinea che ora è una questione di biodiversità globale che necessita di maggiore attenzione a livello internazionale. Infine, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, chiede ai giganti farmaceutici di produrre farmaci più ecologici che si decompongono più facilmente nel corpo umano per non danneggiare la fauna selvatica.