Lo studio in particolare ha preso in esame 103mila furti avvenuti nei supermercati distribuiti su tutto il territorio nazionale nel corso di una finestra temporale che va dal 2021 ai primi nove mesi del 2023.
In termini economici il valore della merce rubata o recuperata si aggira intorno ai 4,6 miliardi di euro con un valore medio della merce di circa 40 euro a cui sono da sommare 2,1 miliaridi che le aziende spendono per dotarsi di strumenti anti-taccheggio.
Si segnalano due metodi più diffusi per trafugare la merce: c’è chi nasconde i prodotti e scappa, altri invece rimuovono le etichette antitaccheggio per poi uscire dal supermercato in tutta tranquillità.
Riguardo alle motivazioni si segnala una crescita dei “furti di necessità” che riguardano soprattutto i generi alimentari. In questo senso in campo alimenatare i prodotti che più spariscono dagli scaffali sono gli alcolici, tonno e carne in scatola. Nel settore abbigliamento i più rubati sono i capispalla (giacche, soprabiti, impermeabili e cappotti) e la maglieria. Anche i prodotti tecnologici quali tablet e smartphone, calzature e occhiali figurano nel campionario di questi furti. Se consideriamo il numero dei pezzi rubati abbiamo invece che a sparire di più sono i cosmetici e la maglieria, alcolici, salumi e formaggi, accessori per la telefonia mobile, pile, spine e prese elettriche.
Oltre ai furti esterni si segnalano anche i furti interni derivanti da scarti, rotture, errori amministrativi e frodi da parte dei fornitori. Le frodi interne in particolare si caratterizzano per furto di merci da parte dei dipendenti, l’annullamento parziale o totale degli scontrini o il furto di denaro dalle casse da parte dei cassieri – che sembrano rivelarsi i dipendenti più frequentemente coinvolti in queste attività illecite – e il reso di merci fraudolente.