È in corso uno studio su un dispositivo che misura il film lacrimale, un sottile strato fluido che ricopre la superficie oculare.
Il coronavirus potrebbe presto essere rilevabile tramite un esame della vista. AdOM Advanced Optical Technologies e Sheba Medical Center di Tel Hashomer hanno annunciato il lancio di uno studio congiunto sulla rilevazione del virus mediante la misurazione del film lacrimale. Lo studio cerca di determinare se il dispositivo Tear Film Imager (TFI) può “diagnosticare e determinare efficacemente il COVID-19 in una valutazione rapida, economica e non invasiva del film lacrimale dell’occhio”, hanno annunciato giovedì pomeriggio.
“Il mondo ha urgente bisogno di nuovi strumenti diagnostici per aiutare a valutare e diagnosticare i virus aggressivi in modo non invasivo e con velocità ed efficienza”, ha affermato Raanan Gefen, CTO di AdOM. “Diverse varianti di SARS, così come varianti influenzali aggressive, stanno minacciando la popolazione mondiale.
Se dimostrato di avere un’elevata correlazione con la PCR, questo potrebbe essere un punto di svolta. Il dispositivo TFI potrebbe quindi essere utilizzato come punto di assistenza diagnostica in molti luoghi come aeroporti, arene sportive e aziende che desiderano sottoporsi a un test semplice e non invasivo per determinare lo stato della folla in ingresso”.
Il film lacrimale è un sottile strato fluido che ricopre la superficie oculare, responsabile del comfort della superficie dell’occhio; protezione meccanica, ambientale e immunitaria; e salute epiteliale. Forma anche una superficie rifrangente liscia per la visione. Il dispositivo TFI è un’apparecchiatura medica non invasiva progettata per misurare contemporaneamente le mucine, proteine che idratano i dotti lacrimali e i sottostrati lipidici dell’occhio che impediscono agli occhi di seccarsi a causa dell’evaporazione. Il dispositivo diagnostico funziona a una profondità di risoluzione di pochi nanometri e può fornire ai medici una valutazione dettagliata della salute dei sottostrati del film lacrimale in soli 40 secondi. Il dispositivo può anche rilevare quando è presente uno “strato di virus” nell’occhio e può quantificarlo.
Come precedentemente osservato in uno studio concettuale presso il Wolfson Medical Center, è stato in grado di identificare correttamente la corona nei pazienti alla stessa velocità di un test PCR. Il nuovo studio amplierà lo studio concettuale e osserverà l’uso del TFI rispetto ai test diagnostici PCR su scala più ampia. Lo studio, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” che dovrebbe richiedere 30 giorni per essere completato, osserverà 500 pazienti.