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Benigni, boom di ascolti per i Dieci Comandamenti

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Roberto Benigni
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Roberto Benigni

Può piacere o non piacere, ma i dati d’ascolto parlano chiari: Roberto Benigni è stato il mattatore della televisione italiana con la seconda puntata sui Dieci Comandamenti su Raiuno. Il programma ha realizzato u boom di ascolti con ben 10,2 milioni di spettatori 38,32 di share, mentre la prima puntata aveva fatto registrare 9,1 milioni di telespettatori pari al 33% di share.

L’argomento scelto dal comico toscano, ovvero parlare di Dio, poteva essere scaccia odiens e antitelevisivo per definizione, invece non è stato così. Col suo consueto trasporto Benigni oltre che alla mente ha scelto di parlare soprattutto al cuore del telespettatore. Insomma il comico toscano tra i 3 capisaldi dell’arte oratoria docere, delectare, movere, ha scelto di toccare le corde più profonde dei telespettatori legate alle emozioni.

Il comico toscano non ha mancato di riagganciarsi alla situazione politica italiana, in particolare all’inchiesta Mafia Capitale affermando di voler parlare della Bibbia e non di Rebibbia. Benigni ha saputo toccare il cuore degli spettatori quando ha affrontato il 4 comandamento relativo all’onorare il padre e la madre. Un comandamento che dice spesso l’ingratitudine dei figli verso i genitori: “Bisogna donare il tempo ai propri genitori. Qualcuno dirà: non ho tempo, ma amare significa proprio donare ciò che non si ha. Il tempo regalato ci torna indietro e si centuplica“. “Non rubare” invece per Benigni “è un comandamento scritto ad hoc pe gli italiani“.

Il regista e attore de La vita è bella poi se la prende con l’errore madornale della chiesa che ha confuso sesso e peccato in quanto il sesso va santificato perché è il luogo della creazione. “Non uccidere” invece è la prima proibizione dell’assassinio nella storia dell’umanità che per Benigni va sempre sottolineato “visto che  una terza guerra mondiale può ancora accadere“.

Ed aggiunge sempre a proposito di questo erroneo accostamento operato dalla chiesa tra sesso e peccato: “E poi quella frase «non commettere atti impuri» ripetuta dal prete al catechismo mentre ti guardava fisso negli occhi ha finito con il rovinare generazioni di ragazzi, compresa la mia. Non potete immaginare lo sforzo per resistere“.

Infine Benigni parla della felicità e della difficoltà di raggiungerla, sottolineando che non bisogna mai smettere di cercarla: “Ce l’hanno data quando eravamo piccoli, ma l’abbiamo nascosta, come fa il cane con l’osso e non ci ricordiamo più dov’è. Cercatela, guardate nei ripostigli, nei cassetti. E non abbiate paura di morire, ma di non cominciare mai a vivere davvero. È qui l’eternità. Dobbiamo dire sì alla vita, inginocchiarci davanti all’esistenza”, conclude commosso prima di citare Walt Whitman.

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