Entrare in questo mercato da stranieri però è tutt’altro che facile. La Cina infatti ha una forte politica di protezione del mercato interno. Questo vuol dire in soldoni che i prodotti cinesi saranno sempre preferiti rispetto a quelli stranieri (qualunque sia il settore) e che chiunque voglia fare affari in Cina si ritrova a dover sottostare ad una serie di regole diverse da quelle di altri mercati.
Sempre meno opzioni per il produttori di giochi
In particolare, l’industria del gioco, proprio come tutti gli altri mezzi di arte e intrattenimento commercializzati in Cina, è fortemente regolamentato e presenta diverse barriere all’ingresso.
Il governo cinese ha degli organi precisi il cui scopo è quello di controllare che i contenuti che verranno distribuiti nel mercato interno seguano rigidi standard e rispettino le direttive del partito.
A rischio ovviamente sono contenuti che trattano temi politicamente sensibili, guerra, sangue e ultraviolenza, gioco d’azzardo come slot online e rappresentazioni che vanno contro il concetto di pudore. In realtà l’elenco ufficiale dei contenuti “problematici” è lungo e ambiguo e si presta a varie interpretazioni. Ultimamente i regolatori hanno anche specificato che i contenuti devono essere in linea con i valori cinesi, davvero difficile quindi per chi viene dall’esterno capire a fondo questa affermazione. L’ultima parola resta sicuramente in mano ai regolatori cinesi.
Tutti i giochi che devono essere lanciati legalmente in Cina hanno bisogno di una licenza di pubblicazione e una certificazione speciale. Questi sono gestiti dalle autorità corrispondenti e possono richiedere anche fino ad un anno per ottenere l’approvazione.
Inoltre, i giochi stranieri non possono essere pubblicati tramite etichetta della casa di produzione originale ma devono passare da un editore cinese.
I motivi dietro le restrizioni cinesi
Lo scopo principale dietro tutte queste restrizioni è, come detto prima, quello di proteggere il mercato interno da un’invasione di brand stranieri.
Ma non solo. Il governo ha stabilito che gli adolescenti passino un massimo di tre ore alla settimana giocando ai giochi online e ci sono anche restrizioni per quanto riguarda lo streaming dedicato al pubblico infantile, questo in un’ottica di educazione delle giovani generazioni.
Vale ancora la pena puntare al mercato cinese per i produttori di giochi?
Le misure protezionistiche della Cina rendono difficile per le case produttrici l’entrata nel mercato del dragone. Ad oggi, pochissimi titoli non cinesi sono riusciti ad avere successo e passare senza troppi problemi i controlli dei regolatori.
Entrare nel mercato cinese rappresenta più che altro una sfida e tutto dipende dalle ambizioni delle compagnie. Sicuramente ci vuole un enorme investimento di tempo in ricerca e modifiche. Bisogna conoscere molto bene il tipo di prodotto adatto al mercato, chi potrebbe produrlo e valutare le spese per gli eventuali numerosi cambiamenti da effettuare per stare dietro alle disposizioni del governo.