Le immagini dell’incontro con il pod di delfini, dei quali la femmina ed il cucciolo fanno parte, sono le prime a mostrare tale comportamento dei delfini nell’Adriatico. Per alcuni giorni, nonostante la fatica di sorreggere il piccolo e la conseguente difficoltà nel nuotare, mamma delfino non si è mai data per vinta. Ogni volta che il piccolo le scivolava via, lo riprendeva e sorreggeva nuovamente. Quasi che non volesse accettare la sua morte ed impazzita dal dolore, ha continuato ad accompagnarlo nel suo ultimo, struggente viaggio. Da parte loro, gli altri delfini, proseguono ad accompagnare mamma e cucciolo in quello che sembra un vero e proprio corteo funebre, fenomeno, tra l’altro, già osservato anche in mammiferi marini molto più grandi come le orche.
L’amore materno è molto forte in molte specie del regno animale. La difficoltà e l’estrema sofferenza che impedisce alla mamma di lasciar andare il suo piccolo, rappresentano un legame indissolubile. Spesso più forte dello stesso spirito di conservazione che, in questi frangenti, espone pericolosamente la femmina, ai predatori. Il fenomeno si chiama “Carrying dead calf”, un comportamento delle mamme delfino descritto per la prima volta addirittura da Aristotele e segnale del forte legame che esisterebbe tra cucciolo e mamma, che anche quando è evidente che il suo piccolo è ormai morto non riesce facilmente a separarsene e anzi lo accudisce.
Ci vorrà del tempo, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, come confermano gli esperti ma, prima o poi, anche quella mamma sarà costretta ad abbandonarlo. Non dimenticherà, però. I delfini, come le orche e le balene, hanno sentimenti e buona memoria.