La ricercatrice che ha condotto il report, la dottoressa Anne Vankeerberghen, che sarà presentato al Congresso Europeo della Clinical Microbiology & Infectious Diseases (ECCMID), ha spiegato che: “Entrambe queste varianti già circolavano in Belgio all’epoca, quindi è probabile che la donna sia stata infettata contemporaneamente con virus diversi provenienti da due persone diverse. Sfortunatamente, non sappiamo come sia stata contagiata”. Ha poi aggiunto: “Era una signora che viveva da sola, ma vedeva molte persone in quanto aveva aiutanti che venivano a prendersi cura di lei tutti i giorni. È difficile dire se la coinfezione delle due varianti abbia avuto un ruolo nel rapido peggioramento della paziente”. “Comunque il verificarsi di questi casi a livello mondiale è un evento probabilmente sottostimato a causa del limitato ricorso a test per identificare le varianti e a causa della mancanza di un modo semplice di identificare le co-infezioni con il sequenziamento dell’intero genoma”.