La Svizzera è riuscita a piazzare due città nelle prime dieci posizioni: Zurigo in settima e Ginevra in ottava. Merito dell’alto livello della sanità, che sopperisce ai punti persi nell’educazione, nella cultura e nell’ambiente rispetto alle dirette concorrenti di vertice. A causa della pandemia, quest’anno sono stati aggiunti nuovi indicatori per stilare la classifica, come l’efficacia delle risorse sanitarie e le restrizioni su eventi sportivi, teatri, concerti, ristoranti e scuole. “Le città salite in cima alla classifica quest’anno sono in gran parte quelle che hanno adottato misure restrittive per contenere la pandemia”, ha spiegato Upasana Dutt. “Il ritmo del recupero della vivibilità nella maggior parte delle regioni sarà determinato dall’efficacia con cui possono essere controllati i rischi per la salute, attraverso vaccinazioni, test, tracciabilità e restrizioni”, si legge nel rapporto.
Il peggioramento rispetto all’anno precedente, evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, è planetario: “In tutto il mondo le città sono adesso molto meno vivibili di quanto lo erano prima della pandemia”. Però “le città europee sono andate particolarmente male nell’edizione di quest’anno». Basti vedere Vienna, che in un solo anno è passata dalla prima alla dodicesima edizione. Le località che hanno perso più posizioni sono le tedesche Francoforte, Amburgo e Dusseldorf. Nordamerica a due velocità. Anche il Nordamerica è un grande assente dalla top 10. L’Eiu osserva come le canadesi Montreal, Vancouver, Calgary e Toronto abbiano perso terreno, mentre Honolulu e Houston, negli Stati Uniti, siano le città che sono migliorate maggiormente tra le 140 prese in considerazione nella ricerca. In fondo alla graduatoria troviamo invece la capitale siriana Damasco. Le turbolenze geopolitiche segnano inevitabilmente la vivibilità di una città, quindi non è sorprendente trovare agli ultimi posti Lagos, Algeri, Caracas e Tripoli.