La nuova mappa del Dna umano comprende ora 3,9 miliardi di paia di basi, contro i 3,2 della prima sequenza ottenuta vent’anni fa dal Consorzio Internazionale per il Sequenziamento del Genoma Umano.
A differenza della prima mappa, quella appena resa nota non è stata ottenuta dal Dna di un individuo, ma dal frutto di una gravidanza anomala, ossia dalla crescita nell’utero di un ovocita privo di nucleo (una cosiddetta “gravidanza molare”), che conteneva così due copie degli stessi 23 cromosomi, invece di due diverse serie di cromosomi, come le normali cellule umane.
Con la mappaura di 21 anni fa è stato possibile decifrare tutti i geni che compongono il nostro DNA, in pratica le pagine del libro della vita. Con questa nuova mappa sarà però possibile comprendere meglio come funzionano e lavorano i geni in quanto se è vero che il DNA è lo stesso in tutte le cellule, i geni però possono modularsi, accendersi o spegnersi come degli interruttori.
La possibilità di conoscere i singoli cromosomi con questa ricchezza di dettagli apre nuovi scenari in molti campi della biomedicina, dalla diagnosi alle terapie.