“Pensavo di aver fatto la parte più difficile quando ho preso la decisione di abortire, ma ora è dieci volte peggio. Voglio solo che altre mamme lo sappiano nel caso in cui ciò accada a loro” ha detto. “Ho dovuto guardare il suo battito cardiaco rallentare e guardare la sua vita che si esauriva. Una madre vuole solo che suo figlio rimanga in vita”. Al quotidiano inglese The Mirror la donna ha detto anche “Nessuno dei medici pensava che sarebbe nato vivo. Quando il mio partner lo ha preso in braccio dopo la sua nascita ha detto “il suo cuore batte”, e loro hanno detto “no”. Non si sono arresi neanche davanti all’evidenza: “Quando ho preso la prima compressa hanno detto che avrebbe fermato la gravidanza, il battito cardiaco e tutto il resto, quindi ci aspettavamo che non sarebbe stato vivo quando sarebbe nato. Non hanno controllato il battito del cuore prima di indurre il travaglio, e vorrei che lo avessero fatto. Non ho parole per descrivere quanto sia stato orribile”.
Di casi come questo nel corso degli aborti se ne verificano molti, bambini che nonostante tutto nascono vivi e poi vengono fatti morire nonostante l’aborto si dimostri una tecnica del tutto incapace di porre fine alla vita in molti casi. La vita è più forte.
Kiyo Bleu Watson è nato vivo il 9 aprile alle 3.50 pm, pesava 150 g, tra lo shock dei suoi genitori e medici. Madre e padre lo hanno fatto battezzare e benedire in quelle dieci ore di vita. Alle 2 e 30 del 10 aprile il piccolo è morto. “Kiyo Bleu era così forte ora che mi chiedo se sarebbe sopravvissuto come quella persona che ha vissuto per 40 anni. Se avessi saputo che sarebbe nato vivo avrei preso una decisione diversa”. Ma per i medici esisteva una sola soluzione: l’aborto.
La sindrome di Edwards, così chiamata dal nome dello scienziato che per primo la studiò nel 1960, colpisce un bambino su 6mila, e in sostanza è simile alla sindrome di Down, con la differenza che difficilmente il bambino nasce vivo o se nasce muore pochissimo dopo. Eppure c’è un caso registrato dalla scienza di una persona colpita dalla sindrome che ha vissuto per 40 anni. Naturalmente, come in tantissimi casi analoghi, la vita ha la capacità di scompigliare tutti i piani previsti, soprattutto quelli medici, che spesso e volentieri da una analisi traggono decisioni per loro incontrovertibili e non si aspettano mai che accada invece qualcosa di diverso.
Tuttavia nonostante sia sopravvissuto solo poche ore, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, lui e sua madre hanno lasciato un segno profondo in molta gente in tutto il mondo dopo la diffusione delle foto della sua nascita inattesa.