Smart working o lavoro da casa? Ne abbiamo parlato ripetutamente noi dello “Sportello dei Diritti” da quando questa modalità di espletare la prestazione lavorativa ha registrato un boom a causa della pandemia e che probabilmente si avvia a divenire la regola per molti settori economici. Ma si tratta di una situazione in cui, lavorando appunto dal proprio domicilio, i collaboratori si trovano fuori dalla portata dei loro capi. Ci sono però casi in cui i dipendenti si lasciano sorvegliare attraverso degli appositi software installati sui loro computer.
Anzi, un’azienda francese va addirittura oltre: il suo software di sorveglianza interagisce con la telecamera del computer ed è in grado di riconoscere se l’utente sta mangiando, si allontana dalla postazione di lavoro o se è presente una seconda persona. Per esempio, anche il colosso farmaceutico Novartis come molte altre aziende ha adottato il software Microsoft Workplace Analytics. Si tratta di uno strumento che, lo fa sapere un portavoce di Novartis, utilizza soltanto metadati anonimizzati di Outlook. “Permette di capire in che misura i collaboratori lavorano coi colleghi e quanto si dedicano invece al lavoro individuale”. Il software adottato da Novartis registra anche il momento in cui il dipendente esce dai programmi utilizzati per il lavoro. Sempre secondo il portavoce, per l’azienda conta molto un buon equilibrio tra lavoro e tempo libero. E sottolinea che i dati raccolti vengono sempre analizzati nel loro complesso, senza andare quindi nel dettaglio per un singolo collaboratore. Si tratta per esempio d’informazioni che vengono integrate nei sondaggi condotti tra i dipendenti. Inoltre, i collaboratori di Novartis hanno potuto scegliere se accettare o meno l’installazione di Workplace Analytics. Il 3% ha deciso di farne a meno, afferma il portavoce.
Ma venendo alla legge vigente sorvegliare il dipendente in telelavoro è legale? La risposta è no o, quantomeno, i datori di lavoro non possono controllare a piacimento i dipendenti. Al netto del GDPR vigente in materia di privacy valevole indistintamente per tutti, il faro guida in materia è rappresentato dall’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori (L. 300/70) che anche nell’ultima formulazione può essere ritenuto applicabile anche allo Smart working nel momento in cui afferma: “Gli impianti audiovisivi e gli altri strumenti dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori possono essere impiegati esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale e possono essere installati previo accordo collettivo stipulato dalla rappresentanza sindacale unitaria o dalle rappresentanze sindacali aziendali. Non vi è dubbio, quindi, che “Il monitoraggio dei collaboratori in telelavoro è strettamente limitato dal diritto del lavoro, dalla legge sulla protezione dei dati e anche dal diritto penale” ricorda Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Il monitoraggio deve pertanto essere necessario come pure proporzionato al rapporto di lavoro. Nel caso di un conducente di un portavalori, per esempio, un sistema di monitoraggio sarebbe consentito, in quanto la sua sicurezza e quella della merce trasportata sono in primo piano. “Ma un controllo generale del comportamento del dipendente attraverso, per esempio, una telecamera è vietato” sottolinea D’Agata. “Inoltre, qualsiasi metodo di sorveglianza deve essere limitato nel tempo”.
Secondo D’Agata, è bene ricordare alle imprese che la fiducia è sempre meglio del controllo. Quella del monitoraggio non è la soluzione giusta. La sorveglianza, infatti, non garantisce che qualcuno stia svolgendo il suo lavoro e che lo stia facendo al meglio. Se qualcuno lavora da casa e invece di svolgere le sue mansioni guarda per ore fuori dalla finestra, lo si comprende anche in altri modi ed in particolare dalla produttività e dalla qualità del servizio che rende. In ogni caso, un’impresa si dovrebbe chiedere se il monitoraggio dei dipendenti sia effettivamente utile o se non sia semplicemente uno strumento che peggiora il clima aziendale. Soprattutto in un periodo in cui dobbiamo mantenere le distanze, per il datore di lavoro è ancora più importante, in caso di dubbi, cercare di accorciarle virtualmente attraverso il dialogo personale invece di effettuare un monitoraggio digitale costante dei dipendenti.