Il primo ministro britannico, Boris Johnson nella sua conferenza stampa del 9 novembre ha definito la notizia dell’efficacia al 90% del vaccino contro il coronavirus sviluppato dall’americana Pfizer e dalla tedesca Biontech come “l’inizio della fine dei problemi”. In effetti così potrebbe essere per i Paesi che lo hanno prenotato. Pertanto la nuova sfida per le aziende produttrici, nei prossimi mesi, sarà avere abbastanza dosi per poter essere in grado di soddisfare una domanda che era già notevole quando il vaccino era ancora allo stato sperimentale e potrebbe raddoppiare con l’esercizio delle opzioni per quantitativi aggiuntivi inserite nei contratti. Nello specifico l’Unione Europea aveva già ordinato 200 milioni di dosi ed è intenzionata a far valere l’opzione per altre 100 mila dosi da distribuire tra i Paesi membri.
Pfizer ha annunciato anche che potrebbe avere 50 milioni di dosi disponibili entro la fine dell’anno, ma secondo le proiezioni attuali per la vaccinazione di massa potremmo dover aspettare l’anno prossimo.
In particolare la Fase 3 della sperimentazione del vaccino di Pfizer è quasi giunta al termine e i risultati finora diffusi sono da ritenersi confortanti. In ogni caso i dati completi relativi alla sicurezza per ottenere l’autorizzazione all’Uso di Emergenza (EUA) da parte della FDA, non verranno rilasciati prima della terza settimana di novembre.
Lunedì Pfizer ha dichiarato che potrebbero essere disponibili fino a 50 milioni di dosi di vaccino entro la fine del 2020, coprendo quindi solo 25 milioni di pazienti (ognuno richiederà 2 dosi). Sulla base delle proiezioni attuali, l’azienda prevede di immettere a livello globale fino a 1,3 miliardi di dosi nel 2021, bastanti per vaccinare circa 650 milioni di persone.