Il gene chiamato “mTor”, implicato nel metabolismo e nell’equilibrio energetico, è vero che ha allungato la vita ai topi, ma ha anche creato una sorta di frankstein, perché se la memoria dei topi era preservata dall’invecchiamento, lo stesso non accadeva per gli altri organi e tessuti, per cui gli scienziati hanno assistito al deterioramento del tessuto osseo e un indebolimento delle difese immunitarie.
Insomma se questi risultati dovessero essere confermati anche nella sperimentazione sull’uomo, potremmo avere anziani con una memoria ottimale ma affetti da osteoporosi e dunque liimitati nei movimenti.
Questo studio però potrebbe rivelarsi utile per mettere a punto delle terapie per patologie legate alla degenerazione progressiva di determinati organi, come avviene ad esempio con l’Alzheimer. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Cell Reports.