Uno studio condotto dall’ente di ricerca australiano Cisro in collaborazione con dei colleghi finlandesi e pubblicato su Biology Letters ha messo in luce le conseguenze a lungo andare della pesca commerciale su molte specie di pesci pescati a strascico nel sudest dell’Australia.
Già in base a precedenti ricerche svolte attraverso complessi modelli matematici si era dimostrato che alcune specie di pesci diminuiscono di dimensione man mano che gli individui più grandi finiscono nelle reti. In sostanza è come se i pesci si stessero letteralmente rimpicciolendo. Questo nuovo studio australiano ha misurato anche l’impatto di questo fenomeno.
Gli esperti attraverso un modello computerizzato altamente sofisticato hanno analizzato le interazioni fra 56 grupppi di organismi marini tra cui alghe, crostacei, pesci e balene. In pratica è stato osservato come questo “restringimento” dei pesci li renda più vulnerabili ai predatori nella misura del 50%.
Questo ha delle conseguenze altamente negative sia per l’ecosistema che per l’industria ittica. Insomma una pesca commerciale a strascico impoverisce sempre di più i nostri mari, non soltanto quello austrialiano, alterando di fatto i preziosi equilibri che regolano il complesso ecosistema marino.