Allora: l’acronimo di cui sopra può essere tradotto in: Sindrome Coronarica Acuta – Infarto Miocardico con ST non elevato trattato con angioplastica coronarica e impianto di stent medicati sul ramo interventricolare anteriore e sul ramo circonflesso della coronaria sinistra.
Non è che sia molto più chiaro…ma qualche passo avanti, forse più di uno, lo abbiamo fatto!
Cioè: siamo di fronte ad un soggetto che ha avuto un infarto miocardico acuto e che è stato sottoposto ad una procedura di dilatazione delle arterie coronarie interessate, diciamo ad un allargamento mediante un palloncino gonfiabile, e in cui è stato poi impiantato uno stent, una specie di mollettina metallica tipo quella delle penne biro, ma medicata, ovvero contenente una sostanza che, rilasciata per due-tre giorni, si è depositata sulla parete della coronaria per mantenerla aperta, si spera, per sempre.
Ma che vuol dire NSTEMI, che poi significa senza sopraslivellamento del tratto ST all’elettrocardiogramma ?
Dovete sapere che l’infarto, che è poi all’atto pratico una ferita sul cuore che provoca la necrosi (morte) di un pezzo di muscolo cardiaco, può essere, come si dice tra i cardiologi, “a tutto spessore”, ovvero come quando perforiamo una parete da parte a parte, o essere una scalfittura più o meno profonda sulla parete del cuore: nel primo caso sull’elettrocardiogramma compare uno slivellamento sul grafico del tratto compreso fra l’onda S e l’onda T, che sono componenti dell’elettrocardiogramma (a sua volta anch’esso più noto con l’acronimo ECG ), e perciò lo definiremo STEMI (dall’inglese ST Elevation Myocardial Infarction), mentre nel secondo caso parleremo di NSTEMI ovvero Non ST Elevation Myocardial Infarction.
Come vedete, gli acronimi sintetizzano forse anche troppo, poi se provengono da parole inglesi è ancora peggio…e perciò siamo di fronte ad un linguaggio supertecnico, solo per gli addetti ai lavori.
E non dimentichiamo che questi sono acronimi di Cardiologia, ma altri ce ne sono in altre specialità mediche, tanto da creare imbarazzo anche al nostro medico di famiglia, che si ritrova un paziente dimesso con sigle incomprensibili!!!
Forse occorrerà un “dizionario sciogliacronimi in Medicina”….un bel compito per i medici, ma un gran sollievo per tutti!!!