Il termine inglese
permafrost, in italiano permagelo, indica il terreno tipico del regioni del NordEuropa che riulta perennemente
ghiacciato. Al suo interno vi sono intrappolati
animali e
vegetali che hanno cessato di vivere da milioni di anni. Tra questi vi sono anche
virus e
batteri. A causa del
riscaldamento globale proprio questi ultimi potrebbero riattivarsi e quindi costituire un pericolo per la salute umana. Ad esempio solo quest’anno in Russia e negli Stati Uniti tra luglio e agosto si sono dissolti oltre 6 metri di ghiaccio. Inoltre nel 2016 nella penisola di Jamal, nella Siberia nordoccidentale (Russia) si è verificato un disgelo importante. Proprio quell’anno oltre 12 persone si sono amalate di antrace, tra cui un bambino che è deceduto. Secondo gli esperti l’
epidemia sarebbe stata causata da un cervo infetto morto e congelato da più di 100 anni: a causa del disgelo la carcassa infetta ha contaminato le falde acquifere e quindi i primi ad ammalarsi sono stati gli animali che andavano ad abbeverarsi. L’epidemia si è poi diffusa all’uomo che si nutriva di questi animali infetti.
Alcuni esperimenti della Nasa confermerebbero questi pericoli. Alcuni esperimenti condotti su batteri ghiacciati nei laghi dell’Alaska hanno evidenziato che microbi risvegliati dopo 30.000 anni hanno ancora la capacità di riprodursi e infettare altri organismi. I batteri riattivatisi dopo un congelamento di 8 milioni di anni hanno dimostrato invece una limitata capacità di contagio.
Insomma i virus e i batteri congelati nel ghiaccio possono riattivarsi e quindi costituire potenzialmente un pericolo per la vita umana, dato che il sistema immunitario non sarebbe preparato all’attacco di questi microbi sconosciuti. Una delle conseguenze del riscaldamento globale potrebbe quindi essere anche questa.