I ricercatori hanno esaminato un campione di oltre 1200 uomini d’affari, la cui salute è stata monitorata per decenni. I volontari presentavano almeno un fattore di rischio cardiovascolare (ipertensione, fumo, colesterolo alto, sovrappeso). Il campione è stato quindi suddiviso in due gruppi, uno di controllo e uno di intervento. In particolare i partecipanti relativi a quest’ultimo gruppo, dovevano impegnarsi attivamente per cambiare drasticamente il proprio stile di vita, ad esempio smettere di fumare, seguire una dieta sana per dimagrire, e se necessario prendere dei farmaci per abbassare la pressione o per diminuire i lipidi. Dai primi risultati è emerso che l’adozione di queste linee guida da parte del gruppo di intervento ha ridotto del 46% il rischio cardiovascolare rispetto a quello di controllo. Tuttavia è emerso anche un dato che possiamo definire paradossale: lo studio di follow-up eseguito a distanza di 15 anni ha evidenziato un tasso di mortalità più alto nel gruppo di intervento rispetto a quello di controllo. Gli esperti allora hanno riesaminato il campione prendendo in considerazione altri fattori, quali le ore di sonno, la quantità di lavoro e la durata delle vacanze. Da questa ulteriore analisi è emerso che chi godeva di un periodo di tre settimane di vacanze l’anno o meno presentava un rischio di mortalità del 37% più alto rispetto a chi invece aveva un periodo di ferie che superava le tre settimane.
Lo studio pubblicato sulla rivista The Journal of Nutrition Health & Aging, in definitiva evidenzia che per diminuire il rischio cardiovascolare non è sufficiente seguire uno stile di vita sano, ma è altrettanto importante imparare a gestire lo stress e diminuire la forza d’urto di tutti quei fattori psicologici che possono impattare negativamente sulla salute.