All’età di 11 anni quando porta un ragazzo a caccia di fate, si rende conto che gli altri non vedono quel che vede lei. “Gli mostrai una porta delle fate che avevo trovato, e lui cominciò a prendermi in giro, dicendo che era sciocco credere a tutto questo. Quella fu la prima volta che mi resi conto che non tutti potevano vedere e comunicare con loro“. Per anni però ha deciso di accantonare questo speciale legame, fino a quando in giorno in libreria sfogliando le pagine su un libro sugli angeli, le tornò a mente la sua infanzia e quindi decise di tornare su questi temi che le erano stati tanto cari. Quindi si sposta a Laguna Beach in California per diventare una praticante di terapia degli angeli, figura che potremmo assimilare a una sorta di guaritore spirituale. Ma come sono queste fate? Flavia le descrive così: “Non vedo fate ogni giorno, sono timide e non sono contente di ciò che gli esseri umani hanno fatto al pianeta. Per intravederle fisicamente, è importante cercarle in certi momenti, come l’alba e il tramonto, o in certi luoghi come boschi con alberi secolari. Con la fotocamera sembrano piccole sfere verdi, ma di persona hanno tutte un aspetto diverso, proprio come le persone“. In particolare appaiono quando si tiene un comportamento rispettoso verso la natura: “Le fate apprezzano molto quando le persone sono custodi del pianeta. Raccogli un po’ di rifiuti e ti ameranno. Una volta, stavo inseguendo un pezzo di spazzatura in giro per la città, mentre veniva spinto dal vento. Alla fine, atterrò per terra su un braccialetto d’argento: era un regalo di ringraziamento“. Un’altra volta in un parco mentre raccoglieva dei vetri rotti per evitare che qualche animale potesse ferirsi le si parò dinanzi un folletto dalle calze verdi proprio come lo descrivono i libri. Si rende però conto che la sua esperienza non sia molto credibile: “Molte persone lottano con il pensiero delle fate perché sono state educate a pensare che vivano solo nell’immaginazione. Così tendo a non parlare subito il mio dono, perché so che le persone possono essere un po’ scettiche. Ne parlo solo con le persone con cui ho confidenza”. Ed aggiunge: “Tuttavia, meno persone credono nelle fate, meno energia c’è per loro di prosperare e vivere. I bambini non hanno il cinismo degli adulti e possono essere molto più aperti all’idea. Se avessi avuto dei bambini, saremmo stati nei boschi alla ricerca di fate“.