L’
Alzheimer è una patologia a
carattere neuro degenerativo a lenta evoluzione. Secondo la tesi maggiormente accredita tra gli studiosi, si deve a un’anomala deposizione nel sistema nervoso centrale di due proteine, chiamate
tau e
amiloide: nel tempo questi depositi diventano tossici per le cellule nervose, che muoiono progressivamente. Di tratta della forma più comune di
demenza senile, uno stato provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane. I ricercatori hanno scoperto
29 nuove varianti genetiche associate allo sviluppo della
malattia di Alzheimer, che rappresenta la causa più comune di demenza nella popolazione con più di 65 anni. La malattia si caratterizza per una drastica diminuzione di
acetilcolina nel cervello. L’acetilcolina è un neurotrasmettitore, ovvero una molecola fondamentale per la comunicazione tra neuroni, e quindi per la memoria e ogni altra facoltà intellettiva.
Inizialmente l’Alzheimer si manifesta con piccole amnesie a cui non si presta la dovuta attenzione, anche perché molte persone hanno problemi di memoria, ma ciò non implica che siano malate necessariamente di Alzheimer. I pazienti quindi cominciano col dimenticare alcune cose, ma questo non può ritenersi un sintomo specifico. Si tratta però di una demenza progressiva, per cui queste dimenticanze col tempo si fanno sempre più frequenti. Nel corso della patologia i deficit cognitivi si amplificano sempre di più fino a quando il paziente non è più capace di seguire indicazioni precise, per cui a causa delle gravi lacune di memoria bisogna rivolgergli più volte le stesse domande. Oltre a ciò, l’orizzonte spazio-temporale si annebbia determinando disorientamenti su persone, luoghi e tempo, e il paziente inizia anche a trascurare la propria igiene.