L’
acqua nella ristorazione quindi in un pubblico esercizio può essere servita solo con
una bottiglia chiusa ermeticamente e con l’
etichetta riportante tutte le indicazioni di legge. In particolare gli esperti dell’Istituto Superiore di sanità spiegano che in nessun caso dovrà essere generata ambiguità nel consumatore sulle acque somministrate. Nel caso in cui le
acque potabili siano fornite in caraffe e subiscano dei trattamenti la normativa vigente l’artocolo 13 D.Lgs. n. 181/2003 stabilisce che le acque idonee al consumo umano non preconfezionate, somministrate a consumatori in pubblici esercizi, riportino chiaramente sul contenitore la dicitura di “acqua potabile trattata o acqua potabile trattata e gassata” se l’acqua è stata addizionata di anidride carbonica.
L’acqua minerale naturale è sottoposta a una normativa rigorosa non solo rispetto alla sua origine, riconoscimento e controllo ma anche sull’informazione associata alla sua somministrazione, a tutela della salute e dei diritti di informazione dei consumatori. L’acqua inoltre si ritiene che sia potabile se presenta queste caratteristiche: “Si reputa potabile un’acqua limpida, inodore, insapore, incolore e innocua, priva cioè di microrganismi patogeni e sostanze chimiche nocive per l’uomo”. Questi in particolare sono alcuni parametri che vanno rispettati: tra i parametri fisici si annoverano la temperatura, che deve essere compresa fra i 12 ed i 25°C, il ph, tra 6,5 e 8,5, il residuo fisso a 180°C pari a 1500 mg/l e una durezza totale variabile da 15 a 50 °F”.