Chancal Lahiri si è quindi fatto calare nel fiume Hugli, affluente del Gange, per esisbirsi in una performance che prevede l’immersione bendato, con mani e piedi incatenati. Qualcosa però non è andato per il verso giusto: l’acqua al posto di regalargli il successo che cercava l’ha inghiottito. I sommozzottori non sono riusciti a trovarne alcuna traccia.
Nel 2013 provò un numero analogo: bloccato all’interno di una bara di vetro sigillata da cui era uscito in 29 secondi. All’epoca c’era chi lo criticò perché il mago sarebbe uscito da una porta laterale e chi invece lo consacrò nell’Olimpo dell’illusionismo.
Nel 2019 ha voluto riprovarci per cercare il definitivo riscatto. Queste le sue parole prima dell’esibizione che suonano come un epitaffio anticipato: “Se riesco a liberarmi, sarà magico. Se non potrò farlo, sarà tragico“.