Il cambiamento climatico viene descritto come: “una minaccia su breve-medio termine all’esistenza della civiltà umana”. Gli autori del paper sostengono che nel giro di 30 anni si potrebbe giungere a un punto di non ritorno.
In particolare così avvertono i ricercatori: “i sistemi del pianeta e quelli umani raggiungeranno ‘un punto di non ritorno’ entro metà secolo, e la prospettiva di una Terra in gran parte inabitabile porterà al crollo delle nazioni e dell’ordine internazionale”.
Se entro il 2050 i governi delle nazioni del mondo non avranno posto in atto delle azioni volte a contrastare il cambiamento, questo è lo scenario che si potrebbe prospettare. “20 giorni di caldo letale all’anno, collasso degli ecosistemi e oltre un miliardo di persone sfollate”.
In questo futuro apocalittico circa un milardo di persone saranno sfollate, si assisterà a una drastica diminuzione deel produzioni alimentari, e alcune dele città più popolose del mondo resteranno abbandonate. Nella prefazione del testo in particolare Chris Barrie, un ammiraglio in pensione ed ex capo dell’Australian Defense Force, scrive che: “dopo la guerra nucleare, il riscaldamento globale indotto dall’uomo è la più grande minaccia per la vita umana sul pianeta”. Secondo l’ex ammiraglio il documento avrebbe: “messo a nudo la verità pura sulla disperata situazione che gli umani e il nostro pianeta stanno vivendo, dipingendo un’immagine inquietante della reale possibilità che la vita umana sulla Terra possa essere sulla via dell’estinzione, nel modo più orribile”.
Insomma il progressivo depauperamento delle risorse disponibili determinerà dei vasti movimenti migratori da parte delle popolazioni che per sopravvivere dovranno abbandonare i luoghi di origine. Non si possono escludere anche guerre per l’approvvigionamento delle ultime risorse disponibili.