Si tratta di un processo noto come “recomposition”. In sostanza il corpo del defunto viene collocato all’interno di un contenitore, dove viene fatto decomporre in un terreno ricco di nutrienti e quindi viene restituito alle famiglie. Il materale organico su cui viene deposto il defunto è costituito da trucioli di legno, erba medica e paglia. In media i resti del defunto vengono ridotti in compostaggi nel giro di un mese. Detto in altri termini, il caro estinto viene trasformato in concime.
Secondo i promotori, questo procedimento ha un impatto positivo a livello ambientale, in quanto rispetto alla tradizionale sepoltura non ci sono più tracce di resti umani che percolano sostanze chimiche nel terreno, né rilasciano anidride carbonica in aria, nel caso della cremazione.
Katrina Spade, designer di Seattle e titolare di ‘Recompose’, ha spiegato che: “È un’alternativa all’imbalsamazione e sepoltura e alla cremazione. È naturale, sicura, sostenibile e comporterà significativi risparmi in termini di emissioni e di utilizzo di terreno”.
Questa procedura in Europa è legale in Svezia, mentre nel Regno Unito è ammessa la sepoltura naturale, che si effettua sotto terra senza bara o in un feretro biodegradabile.