I risultati della ricerca
Lo studio che è stato condotto per la durata di 10 anni sulla popolazione di Hong Kong, ha confrontato chi assumeva l’aspirina da almeno 6 mesi (il periodo medio di assunzione è di 7,7 anni) con chi invece non ne faceva uso. Lo studio ha evidenziato che l’assunzione prolungata di questo antinfiammatorio dimibuisce in maniera significativa l’incidenza di alcuni tumori, in particolare del 47% per quanto riguarda le neoplasie che interessano il fegato e l’esofago, del 38% i tumori gastrici, del 34% quelli relativi al pancreas e del 24% quelli relativi al colon-retto.
Aspirina: prospettive future
Per quanto i risultati di questo studio possano considerarsi incoraggianti, è tuttavia ancora prematuro pensare a un utilizzo dell’aspirina quale prevenzione per la popolazione generale, in quanto se è vero che da questa ricerca, risulta che l‘aspirina abbia un effetto anti-tumorale, è anche vero che nel valutare il rapporto rischio-beneficio bisogna considerare anche i possibili effetti collaterali dei Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei). Sul sito della fondazione Veronesi ad esempio si legge che tenuto conto che nessun farmaco è privo di effetti collaterali, il bilancio tra rischi e benefici appare altamente favorevole all’aspirina. Certo però, nel prescrivere un’eventuale cura con aspirina, bisogna valutare le possibili conseguenze indesiderate, in primis sull’apparato digerente (emorragie gastriche) e cerebrali, oltre che sull’occhio.