Clamidia: come si trasmette
La clamidia si trasmette con un rapporto sessuale (soprattutto vaginale o anale) con una persona infetta. In caso di gravidanza può trasmettersi anche al nascituro: nel neonato si manifesta in particolare con una infiammazione agli occhi e all’apparato respiratorio. Difatti questa infezione è una delle prime cause di congiuntivite e di polmonite nei neonati. Se non viene curata, nelle donne la clamidia può evolvere nell’infiammazione pelvica, che può determinare un danno permanente con dolore cronico, infertilità e possibilità di gravidanze extrauterine. Inoltre le donne che hanno contratto la clamidia hanno un rischio 5 voltre più elevato di contrarre l’Hiv.
Clamidia: i sintomi
La clamidia può manifestarsi con perdite di colore giallastro e bruciori all’atto della minzione. Altri sintomi a cui può associarsi sono i seguenti:
Macchie arrossate sui genitali
Dolori al basso ventre o senso di peso
Prurito genitale e pubico
Perdite vaginali nelle donne
Rapporti sessuali dolorosi nelle donne (dispareunia)
Dolore ai testicoli negli uomini
Dolore rettale nell’uomo e nella donne
Ingrossamento dei linfonodi inguinali.
Clamidia: diagnosi
La diagnosi della clamidia avviene con alcuni esami di laboratorio. In tal senso si procede o con un prelievo da tessuti infetti (tipicamente il tampone vaginale), o con il campione delle urine.
Clamidia: cura
La clamidia è causata da un batterio, per cui si cura con gli antibiotici. In particolare si utilizzano per via orale l’azitromicina o la tetraciclina; in alternativa si usa l’eritromicina o un chinolone sempre per via orale. Anche i partner sessuali devono ricevere il trattamento antibiotico. L’antibiotico è in grado di debellare l’infezione, ma non può riparare i danni che si sono già prodotti all’organismo.