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Giacomo Leopardi: di cosa morì l’autore di versi immortali

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Giacomo Leopardi di cosa morì
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Giacomo Leopardi di cosa morì

Uno studio condotto dal medico Erik Sganzerla getta nuova luce sulla malattia che afflisse il poeta per lunghi anni della sua breve vita. Il medico, nel volume “Malattia e morte di Giacomo Leopardi”, che presenterà oggi 16 gennaio 2019 al liceo Mosè Bianchi a Milano, rende noti aspetti ancora sconosciuti relativi alla vita dell’autore de L’infinito. Il medico, che dirige la Neurochirurgia dell’ospedale San Gerardo-Università Bicocca, ha preso in esame le 1969 relative alla ricca corrispondenza del poeta intrattenuta con familiari, ed amici, riuscendo così a ricomporre e attribuire il quadro sintomatologico ad un’unica malattia.

Giacomo Leopardi: di cosa soffriva

Il dottore chiarisce fin da subito un equivoco che circola sulla figura del poeta. Giacomo Leopardi: “Non era un depresso, non era uno sfigato come direbbero i ragazzi di oggi, non era affetto da malattia tubercolare ossea”. Secondo il neurochirurgo, Leopardi non morì per il morbo di Plott o spondilite tubercolare, ma per una malattia genetica rara: la spondilite anchilopoietica giovanile. D’altronde proprio la lettura delle corrispondenze del poeta evidenzia come Leopardi non è nato con alcuna malattia: “Dalle lettere sappiamo che Leopardi non è nato gracile e gobbo. Il fratello Carlo lo descrive come bambino vivace e leader nei giochi. La cifosi dorsale insorge dopo i 16 anni, come conferma il marchese Filippo Solari che scrive di aver lasciato Giacomino “di circa 16 anni sano e dritto” e averlo ritrovato dopo 5 anni “consunto e scontorto””. I famosi sette anni di “studio matto e disperatissimo” nella biblioteca paterna contribuirono ad aggravare ancora di più la deformazione di cui già soffriva, ma non ne furono certo la causa. Leopardi cominciò a soffrire di problemi di vista a fasi alterne, disturbi intestinali e complicanze cardiopolmonari. Il poeta si spense Napoli il 14 giugno 1837 ad appena 39 anni.  In definitiva secondo il neurochirurgo Leopardi non era affetto da depressione psicotica: “La malattia ha influenzato i tratti caratteriali, ma non si può parlare di depressione in un uomo che viaggiò molto fino alla fine dei suoi giorni e continuò a creare moltissimo. Aveva tanti progetti da realizzare“.

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