Diabete di tipo 2: i farmaci di seconda linea che aumentano rischio infarto e ictus
I ricercatori hanno preso in esame 132.737 pazienti trattati con una seconda terapia dopo il farmaco di prima scelta. Questi farmaci di seconda linea, le sulfaniluree e l’insulina basale, vengono prescritti come seconda terapia ai pazienti diabetici rispetto a cui la metformina si rivela poco efficace o poco tollerata. In effetti, ad oltre la metà dei pazienti che richiedono una terapia aggiuntiva si prescrive l’insulina basale e le sulfaniluree. La prima rilascia in maniera lenta e controllata l’insulina nel corso della giornata. La seconda indiuce le cellule del pancreas a produrre una maggiore quantità di insulina. Lo studio ha messo in evidenza che i pazienti trattati con le sulfaniluree presentano un rischio cardiovascolare del 36% maggiore e quelli che assumono insulina basale un rischio doppio rispetto a chi è trattato con la nuova classe di terapie, gli inibitori del DPP-4. Matthew O’Brien, l’autore principale dello studio spiega che: “Secondo i nostri risultati basta prescrivere l’insulina basale a 37 pazienti per due anni per osservare un evento cardiovascolare, ad esempio un ictus, un infarto o un amputazione.Per le sulfoniluree si tratta di 103 persone Ma se traduciamo questo numero per milioni di pazienti che le assumono le implicazioni e il rischio per i pazienti sono enormi”. Quello condotto a Chicago è il primo studio che mette a confronto i farmaci di seconda linea per il diabete per quanto riguarda il potenziale rischio cardiovascolare nei pazienti diabetici. O’Brien ha spiegato che i medici dovrebbero prescrivere queste nuove classi di farmaci, ma risultando più costosi vengono prescritti di meno.