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Alzheimer, scoperto uno dei fattori genetici della malattia: potrebbe aprire la strada a un vaccino

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figli abbandonano la mamma al gelo per strada
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L’Alzheimer è una delle patologie neurodegenerative più note al mondo. Nonostante le molte ricerche che si sono susseguite negli ultimi anni, si tratta di una patologia che allo stato dell’arte non ha una cura risolutiva. Gli studiosi del Centro per la ricerca di neurodegenerazione traslazionale e del Medical Center presso l’Università del Texas Sudoccidentale di Dallas sono autori di una importante scoperta.

Alzheimer: la scoperta dei ricercatori

Lo studio texano in particolare si è concentrato sulle alipoproteine, che sono un gruppo di proteine che si legano ai lipidi e li trasportano nell’organismo, e quindi anche alle cellule del cervello. Queste alipoproteine possono avere diverse varianti genetiche. Gli individui che possiedono l’ApoE4 presentano un rischio di sviluppare l’Alzheimer che risulta dieci volte superiore rispetto a chi è portatore delle altre forme principali. Stando a quanto evidenziato da questo studio, l‘apoE4 favorirebbe l’accumulo nel cervello delle placche di beta-amiloide e di proteina tau che si ritiene che siano la causa dell’Alzheimer. In alcuni esperimenti condotti sui topi, i ricercatori hanno scoperto che se si abbassa il pH dei corpi vescicolari che hanno il compito di trasportare delle sostanze all’interno delle cellule (si chiamano endosomi), si può prevenire la formazione dei grovigli determinati da ApoE4. Utilizzando una proteina chiamata NHE6, che è responsabile dell’acidità degli endosomi, i ricercatori hanno agito sul piano farmacologico e genetico, riuscendo in tal modo ad intervenire su uno dei fattori genetici, che riveste un ruolo molto importante nello sviluppo di questa patologia neurodegenerativa. Pertanto l’acquisizione di questi elementi relativi alla genesi dell’Alzheimer potrebbe aiutare nel mettere a punto un vaccino o un farmaco per prevenire il rischio di sviluppare questa patologia neurodegenerativa, che viene considerata la forma più temuta di demenza. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista eLife.

Alzheimer: i segnali di cui tenere conto

I segnali che meritano un approfondimento diagnostico sono i seguenti: l’allungamento delle pause nel parlato, la ridotta frequenza con cui si emettono le parole, e uno stile discorsivo poco fluente. Altri segnali da non trascurare sono rappresentati dalle amnesie, che si manifestano con la difficoltà di ricordare ciò che è accaduto di recente, disturbi del linguaggio e difficoltà di ragionamento, difficoltà o impossibilità nel portare a termine compiti semplici, il disorientamento nel tempo e nello spazio.

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