Freddo: perché fa male al cuore
In particolare il freddo potrebbe aumentare il rischio di eventi cardiovascolari nelle persone che hanno placche aterosclerotiche: le temperature rigide infatti potrebbero provocarne la rottura. Basti pensare che l’aumento di 8 gradi di temperatura riduce il rischio di infarto del 3%. Uno studio svedese che ha preso in esame 274.000 individui con disturbi cardiaci, seguiti nell’arco di 16 anni, ha dimostrato che nelle giornate con una temperatura al di sotto di 0°C il numero di infarti cresce. In questo senso i cardiologi consigliano di evitare sforzi ecessivi, ad esempio spalare la neve, specie di mattina. In particolare le temperature rigide e la fatica rappresentano un binomio davvero poco felice per il cuore. Bisogna fare attenzione anche alle infezioni respiratorie che aumentano fino a 6 volte il rischio di andare incontro a un evento cardiovascolare. Il pericolo deriva soprattutto dall’effetto di vasocostrizione indotto dal freddo. Il restringimento dei vasi sanguigni può dare luogo alla rottura della placca coronarica e alla conseguente formazione di un trombo. Il freddo e lo sforzo fisico costituiscono quindi fattori di rischio, soprattutto per chi presenta già fattori predisponenti, quali colesterolo alto, l’ipertensione o storia di pregressi attacchi cardiaci. In questo senso Ciro Indolfi, Presidente Eletto SIC spiega che: “l’eventualità di un infarto è consistente specialmente se si sceglie di attività fisica al mattino, fra le 6 e le 10, quando la probabilità di eventi cardiovascolari è massima nell’arco delle 24 ore“.