L’Alzheimer è una patologia neurodegenerativa che comporta un lento ma inesorabile decadimento delle facoltà cognitive. In una fase iniziale che può durare diversi anni, non dà sintomi evidenti, tuttavia è proprio in questa fase silente che l’Alzheimer comincia a rubare i ricordi del paziente e quindi a causare danni cerebrali, che col tempo divengono irreversibili. Una ricerca condotta dall’Università di Bologna e dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, ha messo in evidenza che nelle fasi iniziali vi sarebbero già dei segnali dell’Alzheimer, che se individuati e trattati per tempo potrebbero impedire o comunque ritardare la progressione della patologia. Lo studio è stato condotto su 96 persone, di cui alcune affette da un deterioramento cognitivo lieve. I volontari dovevano descrivere i dettagli di una immagine, poi di una giornata di lavoro e infine l’ultimo sogno di cui serbavano traccia. Lo scopo dei ricercatori, nel mettere a confronto le risposte dei partecipanti affetti da un decadimento cognitivo lieve con quelle degli altri privi di disturbi, era di osservare dei segnali del deterioramento cognitivo che non risultano con i test neuropsicologici convenzionali. In questo senso, secondo i ricercatori, i segnali che meritano un appropondimento diagnostico sono i seguenti: l’allungamento delle pause nel parlato, la ridotta frequenza con cui si emettono le parole, e uno stile discorsivo poco fluente. Altri segnali da non trascurare sono rappresentati dalle amnesie, che si manifestano con la difficoltà di ricordare ciò che è accaduto di recente, disturbi del linguaggio e difficoltà di ragionamento, difficoltà o impossibilità nel portare a termine compiti semplici, il disorientamento nel tempo e nello spazio.
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