(Oratio de hominis dignitate) il filosofo scrive che: “Non ti abbiamo dato, o Adamo, una dimora certa, né un sembiante proprio, né una prerogativa peculiare affinché avessi e possedessi come desideri e come senti la dimora, il sembiante, le prerogative che tu da te stesso avrai scelto. Agli altri esseri una natura definita è contenuta entro le leggi da noi dettate. Tu, non costretto da alcuna limitazione, forgerai la tua natura secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. Ti ho posto in mezzo al mondo, perché di qui potessi più facilmente guardare attorno tutto ciò che vi è nel mondo. Non ti abbiamo fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché come libero, straordinario plasmatore e scultore di te stesso, tu ti possa foggiare da te stesso nella forma che preferirai. Potrai degenerare nei esseri inferiori, che sono i bruti; potrai rigenerarti, secondo la tua decisione, negli esseri superiori, che sono divini. O somma liberalità di Dio Padre, somma e mirabile felicità dell’essere umano. Al quale è concesso avere ciò che desidera, essere ciò che vuole. I bruti nascendo portano con sé (come dice Lucilio) dall’utero della madre tutto ciò che possederanno. Gli spiriti superni o sin dall’inizio o poco dopo diventarono quello che saranno nell’eternità perpetua. Nell’essere umano nascente il Padre infuse semi di ogni tipo e germi d’ogni specie di vita. I quali cresceranno in colui che li avrà coltivati e in lui daranno i loro frutti.Se saranno vegetali, diventerà pianta; se sensuali abbrutirà, se razionali, diventerà creatura celeste, se intellettuali sarà angelo e figlio di Dio. E se, non contento della sorte di nessuna creatura, si raccoglierà nel centro della sua unità, fattosi spirito in unione con Dio, nella solitaria caligine del Padre, colui che è collocato sopra tutte le cose su tutte primeggerà. Chi non ammirerà questo nostro camaleonte? O piuttosto chi ammirerà qualsiasi altro essere in misura maggiore? Non a torto, l’Ateniese Asclepio disse di lui che, per la sua natura che muta e si trasforma, nei misteri era raffigurato come Proteo. Da qui quelle metamorfosi celebrate presso gli Ebrei e i Pitagorici. Infatti anche la più segreta teologia degli Ebrei ora trasforma il santo Enoch nell’angelo della divinità, che chiamano Metatron, ora in altri spiriti divini. E i Pitagorici deformano gli uomini scellerati in bruti e, se si crede ad Empedocle, anche in piante. Imitando costoro, Maometto ripeteva spesso e a ragione che chi si è allontanato dalla legge divina diventa un bruto. Infatti non è la corteccia che fa la pianta, ma la natura insensibile e non senziente; non il cuoio che fa la giumenta ma l’anima bruta e sensuale; non il corpo circolare che fa il cielo, ma la retta ragione; non la separazione dal corpo che fa l’angelo, ma l’intelligenza spirituale. Se vedrai qualcuno dedito al ventre strisciare per terra, non è uomo quello che vedi ma pianta; se qualcuno come Calipso rimane accecato da vani miraggi della fantasia e succube di seducente incantesimo, fatto servo dei sensi, non è un essere umano quello che vedi ma un bruto. Se vedrai un filosofo discernere ogni cosa con retta ragione, veneralo; è animale celeste, non terreno.Se vedrai un essere puro contemplante, ignaro del corpo, relegato nei recessi della mente, questi non è animale terreno, non è essere celeste: questi è uno spirito ancora più venerabile, rivestito di carne umana. Chi dunque non ammirerà l’essere umano?”.