Tumori al seno: la nuova metodica per la diagnosi precoce
Con la mammografia tradizionale il tessuto mammario viene ripreso con una unica immagine. La tomosintesi del seno consente invece di avere a disposizione più immagini a raggi X prese da diverse angolazioni, che successivamente vengono elaborate da un computer per fornire un quadro preciso dei sottili strati del seno. L’esame connsente quindi di raccogliere maggiori informazioni. Sophia Zackrisson, professore associato presso Lund University, ha spiegato che: “Utilizzando l’esame in 3D, il 34% in più di tumori del seno o è stato rilevato rispetto allo screening mammografico usato come standard corrente“.
Tumori al seno: quando utilizzare la nuova metodica
L’esame è particolarmente utile per individuare i tumori nei seni più densi, che sono più difficili da diagnosticare e che possono nascondere noduli maligni molto piccoli. Questo tipo di esame è offerto in molto centri in Italia, tuttavia nei programmi di screening gratuiti rivolti alle donne over 50 vi è la possibilità di effettuarlo solo in selezionati casi di studio a Torino e a Reggio-Emilia. Negli Usa invece già viene utilizzato come screening di primo livello generalizzato sulla popolazione femminile.
Mammografia in 3D: cosa dicono gli esperti
Pierluigi Rinaldi, dirigente medico di Radiologia della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma, spiega che: “In Italia probabilmente lo sarà di qui a 5 anni. Attualmente questo esame è previsto in diversi protocolli di studio, normalmente limitati a pazienti giovani, ad alto rischio per storia familiare e con seno denso. O, ancora, viene usato in alcuni casi per approfondimenti di secondo livello. Probabilmente in futuro sarà usato su tutta la popolazione femminile”
Marco Zappa, direttore Osservatorio nazionale screening (Ons), spiega che questo esame innovativo può dare luogo a un rischio di sovradiagnosi: “Questo metodo, infatti, avendo una maggiore sensibilità, porta anche all’identificazione di tumori che, pur essendo realmente tali, non necessariamente sono destinati ad evolversi in modo clinico, ovvero facendo dei danni all’organismo“.