Nel giugno del 2017 Alessia Mendes, ballerina brasiliana 40enne, vessata dalle continue angherie perpetrate dal marito Alessio Rossi, l’ha ucciso colpendolo con 12 coltellate. L’omicidio avvenne nel quartiere Campasso di Genova al culmine di una lite. Il processo di primo grado si è chiuso con una sentenza di assoluzione. Così ha dichiarato Rachele De Stefanis, il legale della donna: “Ho sempre creduto nella sua innocenza e fondamentale è stata la Bpa, la Bloodstain Pattern Analisys. Abbiamo ricostruito la scena del crimine tramite l’analisi delle tracce di sangue. La scena parla e quello che dice spesso è oggettivo. Io credo sia la prima volta che a Genova venga usata una consulenza di questo tipo“. Stando alle risultanze delle indagini, Rossi era stato denunciato e indagato due volte per maltrattamenti e lesioni nei confronti della donna. Secondo quanto è stato ricostruito, i due che avevano un rapporto turbolento, quel pomeriggio litigarono per l’ultima volta: la donna impugnò un coltello da cucina con cui colpì Rossi che provò invano a fuggire, accasciandosi sul pianerottolo del condominio. La ballerina invece si rinchiuse in casa minacciando di suicidarsi, ma una fuzionaria delle volanti riuscì a farla desistere. Così si è espresso invece invece il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi: “Dobbiamo leggere la motivazione, ma è molto probabile che impugneremo la sentenza. Anche perché occorre valutare se ci sono gli estremi per la legittima difesa. La legittima difesa deve essere attuale. E non basta avere subito maltrattamenti per giustificare un delitto. La vicenda poi non è così lineare, visto che la vittima è stata uccisa con 12 coltellate”.
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