Lo zucchero, alimento molto demonizzato nella società occidentale, in realtà potrebbe essere utilizzato per curare le ferite resistenti agli antibiotici. Ad esserne convinto è Moses Murandu, che fin da ragazzo ha osservato come lo zucchero utilizzato per le ferite riuscisse a favorire il processo di guarigione delle stesse. Quando nel 1997 viene assunto come infermiere al National Health System (NHS), che è il sistema sanitario nazionale in Gran Bretagna, scopre che lo zucchero non viene utilizzato per favorire il processo di guarigione delle ferite ne rimane molto sorpreso e quindi decide di cambiare le cose. Attualmente Murandu che è Docente senior in infermieristica per adulti presso l’Università di Wolverhampton, ha concluso un primo studio relativo all’utilizzo dello zucchero per la guarigione delle ferite. Ma come funziona in pratica questo medicamento della ferita? Murandu spiega che bisogna versare lo zucchero sulla ferita e applicare una benda sulla parte superiore. I granuli assorbendo l’umidità non permettono ai batteri di trovare un ambiente favorevole al loro sviluppo. La ferita così si “asciuga” e guarisce in tempi più rapidi perché si evita che possa infettarsi. Fino a questo momento ha condotto clinici su 41 pazienti nel Regno Unito. Inoltre può essere utilizzato anche su pazienti diabetici in quanto non fa salire il livello di glucosio nel sangue perché lo zucchero è composto dal saccarosio e solo con l’enzima sucrasi si converte in glucosio, pertanto l’applicazione sulle ferite non dà luogo all’assorbimento dello zucchero. In effetti anche il miele rappresenta un antico rimedio per la cura delle ferite. In particolare nel 2014 alcuni ricecatori dell’UNiversità di Lund in Svezia hanno condotto una ricerca sulle proprietà antibatteriche del miele. In pratica hanno isolato 13 batteri lattici contenuti nello stomaco delle api che si trovano anche nel miele fresco e che hanno la proprietà di neutralizzare gli agenti microbici. D’altronde già in passato il miele grezzo veniva utilizzato per curare le infezioni. Purtroppo nel miele che si trova normalmente in commercio non risultano presenti questi batteri lattici. I ricercatori in particolare hanno testato l’efficacia del miele nel curare le infezioni prodotte dai ceppi batterici di Mrsa (Staphylococcus Aureus) resistenti ai farmaci. Questi microrganismi presenti nel miele delle api producono sostanze altamente disinfettanti (perossido di idrogeno, acidi grassi) in grado di guarire anche le ferite prodotte dai batteri Mrsa. Il miele contenente questi batteri lattici vivi è stato applicato sulle ferite dei cavalli che stentavano a guarire. Con l’utilizzo di questo composto tutte le ferite dei cavalli si sono rimarginate perfettamente. Il prossimo passo è di testare l’efficacia di questo cocktail di batteri anche sulle ferite umane.
I microrganismi contenuti nel miele potrebbero quindi rappresentare una risposta al fenomeno sempre più diffuso della resistenza degli agenti patogeni agli antibiotici. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Wound Journal.
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