Stando a uno studio condotto dalla University of Sao Paulo’s School of Public Health, il consumo del caffè avrebbe un effetto protettivo e benefico per il cuore, in particolare per i vasi sanguigni. l ricercatori hanno preso in esame 4.400 residenti di San Paolo, tra i 35 e i 74 anni. Gli autori della ricerca in particolare hanno tenuto conto delle abitudini alimentari dei volontari e dei dati relativi alla quantità di calcio nelle arterie in quanto la calcificazione coronarica è un importante fattore di rischio per quanto riguarda l’infarto. Dallo studio è emerso che quasi tutti bevevano il caffè secondo abitudini e modalità differenti: il 56% assumeva una tazzina almeno due volte al giorno, il 12% più di due volte, mentre il 10% presentava una quantità di calcio depositata nelle arterie. Chi però beveva almeno 3 caffè al giorno e non era un fumatore, in particolare di caffè Java (una miscela robusta), diminuiva le probabilità di calcificazione coronarica. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Journal of the American Heart Association. In realtà resta però da chiarire quante tazzine di caffè bisognerebbe bere al giorno per ottenere i benefici evidenziati dallo studio? I ricercatori in ogni caso sottolineano, come evidenziato da altri studi, che un consumo eccessivo di questa bevanda non porta alcun beneficio per la salute. Stando invece a uno studio condotto dalle università di Southampton ed Edimburgo che hanno posto in rassegna 200 ricerche condotte in precedenza, bere fino a quattro di tazzine di caffè al giorno produrrebbe molti benefici per la nostra salute. In particolare avrebbe un effetto preventivo su alcuni tipi di tumore, le malattie cardiovascolari ed aiuterebbe perfino nel contrastare la demenza senile, i problemi al fegato e il diabete. In particolare bere tre caffè al giorno sembrerebbe sortire gli effetti migliori. Berne oltre questo limite non farebbe male, ma comincerebbero a diminuire gli effetti benefici per la salute. Tuttavia in particolari condizioni questa bevanda invece andrebbe evitata:
ad esempio se assunta in gravidanza può aumentare il rischio di parti prematuri e aborti spontanei. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Bmj.
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