Due distinti studi, uno italiano e uno americano, hanno confermato i dubbi degli ultimi anni circa la pericolosità per la salute umana derivante dalle
radiazioni emesse dai cellulari. Il primo studio è stato condIto negli Stai Uniti dal National Toxicology Program (Ntp), il secondo invece è stato condotto dai ricercatori dell’istituto Ramazzini di Bologna, che hanno collaborato col Centro di ricerca sul Cancro Cesare Maltoni. La ricerca italiana, che è stata coordinata dalla dottoressa Fiorella Belpoggi, direttrice preso l’istituto bolognese, ha analizzato gli effetti delle
radiazioni su ratti con esposizioni nettamente inferiori rispetto a quelle testate negli Stati Uniti, eppure è stato riscontrato un aumento delle neoplasie pari all’1,4% sia per quanto riguarda i ripetitori che per i cellulari. Lo studio italiano ha condotto la ricerca su circa 2500 ratti sono stati esposti alle
radiazioni Gsm con una frequenza pari a 1,8Ghz, mille volte inferiori rispetto all’intensità studiata invece nello studio americano. I ratti sono stati esposti a queste radiazioni per 19 ore al giorno dalla vita prenatale fino alla morte. Gli esami eseguiti dopo la loro morte hanno messo in evidenza che si erano ammalati di tumori maligni rari che colpiscono le fibre nervose del cuore e anche al cervello (gliomi). Le dosi a cui sono stati esposti i ratti possono ritenersi identiche a quelle a cui siamo esposti anche noi ogni giorno. La dottoressa Belpoggi spiega che le analoghe conclusioni a cui si è giunti nei due studi non sono affatto casuali, pertanto per la ricercatrice sarebbe opportuno che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ne tenesse conto per aggiornare la
classifica delle radiofrequenze al momento ritenute possibili cancerogeni, per definirle invece probabili cancerogeni. Tuttavia va anche detto che la pericolosità delle radiofrequenze è stata testata sui topi, quindi questi risultati dovranno essere confermati anche sull’uomo. La ricerca italiana è stata pubblicata su
Environmental Research. Ma come possiamo proteggerci dalle
radiazioni emesse dai dispositivi mobili? Anzitutto non bisogna eccederne con l’utilizzo. Inoltre l’industria e le stesse compagnie telefoniche dovrebbero porre in essere degli accorgimenti per diminuire i pericoli dell’esposizione, ad esempio rendendo gli auricolari maggiormente fruibili. Intanto nel 2017 una sentenza emessa dal tribunale di Ivrea
ha condannato l’Inail a risarcire un
ex dipendente Telecom che si è ammalato di neurinoma del nervo acustico, tumore benigno ma invalidante. La causa dello sviluppo di questa patologia tumorale sarebbe stato proprio l’utilizzo del cellulare da parte del dipendente per circa tre ore al giorno per 15 anni.
Al momento i pareri in proposito divergono, c’è infatti chi ritiene che l’uso frequente e continuato possa produrre conseguenze per la salute e chi invece di parere opposto afferma che in ogni caso non vi è ancora evidenza certa in merito ai danni alla salute che potrebbero provocare i cellulari.