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M5S, reddito di cittadinanza: lavorare meno a parità di salario

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Elezioni politiche 2018
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Il reddito di cittadinanza promesso dal Movimento Cinque Stelle ha senz’altro avuto un suo peso, soprattutto per gli elettori del  Sud, dato che i dati sulla disoccupazione nel Meridione hanno un tasso più alto rispetto ad altre regioni d’Italia. Sempre a proposito del reddito di cittadinanza, Pasquale Tridico designato Ministro del Lavoro da Luigi Di Maio per un eventuale governo M5s (ma la situazione è ancora tutta in divenire), sul Blog gdel movimento ha pubblicato un post in cui spiega di quali interventi urgenti avrebbe bisogno il paese in tema di lavoro. In particolare per affrontare la disoccupazione derivante dal fatto che per certe mansioni i robot hanno sostituito le persone fisiche spiega che bisognerebbe: “ridurre l’orario di lavoro a parità di salario, in modo da aumentare l’occupazione e di incentivare la riorganizzazione produttiva”. Riguardo poi nello specifico al reddito di cittadinanza, Tridico difende questa proposta spiegando che costa 13 miliardi complessivi “compresi i 2,1 miliardi per rafforzare i centri per l’impiego, e potrebbe quindi finanziarsi interamente grazie ai suoi effetti sul tasso di partecipazione della forza lavoro“. Il professore così definisce il reddito di cittadinanza: “Reddito minimo condizionato alla formazione e al reinserimento lavorativo. Lo Stato sosterrà economicamente chi oggi non raggiunge la soglia di povertà indicata da Eurostat, in cambio dell’impegno a formarsi e ad accettare almeno una delle prime tre proposte di lavoro, purché siano eque e vicine al luogo di residenza”. Come si può leggere sul fattoquotidiano, Tridico sostiene che con l’obbligo di iscrizione ai centri per l’impiego aumenterebbe anche il tasso di partecipazione al lavoro e ciò avrebbe anche l’effetto di aumentare le stime del pil potenziale in Italia. In questo modo il nostro paese non violerebbe alcune regole eurolpee, tra cui il rapporto deficit/pil al 3 per cento. Così spiega Tridico. “In sintesi il meccanismo è questo. Grazie alla nostra misura almeno 1 milione di persone che attualmente non cercano lavoro ma sarebbero disponibili a lavorare (i cosiddetti ‘inattivi‘ e scoraggiati) verranno spinti alla ricerca del lavoro attraverso l’iscrizione ai Centri per l’Impiego e andranno così ad aumentare il tasso di partecipazione della forza lavoro. Questo ci permetterà di rivedere al rialzo l’output gap, cioè la distanza tra il Pil potenziale dell’Italia e quello effettivo, perché 1 milione di potenziali lavoratori saranno di nuovo conteggiati nelle statistiche Istat”. Questa invece la seconda priorità indicata da Tridico: “destinare almeno il 34%” degli investimenti produttivi dello Stato “nel Sud Italia, che ha urgente bisogno di uscire dal sottosviluppo e dal sotto-investimento a cui lo hanno condannato le politiche economiche degli ultimi decenni e l’assenza di una strategia industriale e di sviluppo”. La percentuale individuata non è affatto casuale: “la popolazione del Sud Italia è anche superiore al 34% del totale della popolazione, la clausola del 34% non sarebbe un favore al Meridione, ma il giusto compromesso per farlo tornare a crescere”. La terza riguarda invece: “salario minimo orario, che ha il compito di salvaguardare quelle categorie di lavoratori non coperte da contrattazione nazionale collettiva” e la quarta “un Patto di Produttività programmato tra lavoratori, governo e imprese, al fine di rilanciare salari, produttività e investimenti, soprattutto in quei settori in cui decideremo di intervenire selettivamente con la riduzione del cuneo fiscale”. La quinta infine e torniamo alle sfide imposte dalla robotizzazione del lavoro: “una sfida che non va lasciata alla schizofrenia del mercato, ma gestita politicamente.

 

Il primo passo in questo senso sarà la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, in modo da aumentare l’occupazione e incentivare la riorganizzazione produttiva delle imprese”. Cosa ne pensate di questo programma di interventi da parte del professor Tridico per contrastare la disoccupazione?

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